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Il Miele

alimento dolce naturale che viene prodotto dalle api al fine di poterlo conservare come riserva alimentare, oppure per rielaborarlo e trasformarlo nella cera, a loro indispensabile per la creazione delle celle esagonali dei favi.

Dal nettare dei fiori, dalle secrezioni delle parti vive delle piante o dalle sostanze eliminate da alcuni insetti succhiatori incontrati su vegetali bottinati, le api creano il miele che quindi rappresenta la rielaborazione di sostanze fresche naturali in un prodotto a lunga conservazione.

Il miele è la fotografia della biodiversità e quindi della diversità della vita del luogo all'interno del quale le api hanno bottinato nettare e raccolto polline. Per questo è necessario parlare non di un unico miele, ma di mieli e di molteplici varietà di questi, dai monoflorali ai millefiori, da quello che impiega più tempo a cristallizzare a quello che rivela in pochi giorni la sua qualità in cristalli.

In genere il miele, che quindi rappresenta un'importante riserva di carboidrati per le api che lo conservano, è formato per l'80% di zuccheri semplici quali fruttosio e glucosio (le cui percentuali differiscono in base alla tipologia del fiore di raccolta del nettare), 17% di parte acquosa e per il 3% da sostanze azotate, sali minerali, acidi organici, polifenoli e sostanze aromatiche.

 

Al miele non vengono aggiunti nutrienti o sostanze di qualsiasi altro genere, si tratta di un alimento puro prodotto naturalmente dalle api.

Cristallizzato? Sì, grazie...

Ogni miele cristallizza con tempi specifici, a seconda della sua composizione zuccherina. Questo alimento naturale a lunga conservazione, viene mantenuto viscoso all'interno dei favi dell'alveare e, una volta estratto dall'uomo, subisce una trasformazione unica: un naturale processo di cristallizzazione. Al suo interno infatti, cominciano a formarsi dei microcristalli di glucosio che, a poco a poco, diventano quei grani di variabili dimensioni che il nostro palato ben conosce. Tutti i mieli, alcuni prima e altri dopo, "cambiano d'abito".

Si possono trovare mieli con un tempo di cristallizzazione più lento, quali ad esempio: il miele d'acacia, castagno o bosco. Altri invece si compattano entro brevi periodi dall'estrazione, si pensi al miele di tarassaco o quello di girasole, prodotti che, poco dopo la disopercolatura dei favi, mostrano una preziosa tendenza a formare cristalli. Ogni miele quindi ha un destino scritto e un tempo di cristallizzazione unico.

La maggior richiesta sul grande mercato di mieli non cristallizzati da parte dei consumatori, purtroppo fa si che si vendano prodotti trasformati, ovvero mieli pastorizzati che rimangono liquidi e viscosi più a lungo, ma che perdono le loro componenti più nobili e di conseguenza le loro migliori proprietà.

Come fare allora a decorare un dessert con il miele di girasole? Come fare per spalmare su una fetta di pane tostato il miele di tarassaco? Come fare per caramellare il radicchio col miele di rododendro?

Semplice, scaldiamo a bagno maria la quantità di prodotto che vogliamo consumare e le nostre ricette avranno il successo che meritano!

Come si degusta un miele?

Bastano 30 g di prodotto per ogni assaggio. Tale quantità deve essere immersa in un bicchiere a ballon, in genere da 150 ml. In questo modo ci si concede la possibilità di osservarlo, dando il via ad una prima analisi visiva. Ogni miele ha caratteristiche particolari grazie alle quali si presenta con toni differenti e sfumature varie, dall'ambrato al color avorio, dal giallo intenso al color caramello. Dopo questo primo step è necessario annusare il prodotto. Per facilitare l'analisi olfattiva, si distribuisce il miele in esame su tutta la superficie interna del bicchiere con l'aiuto di un cucchiaino, in questo modo il nostro naso riesce ad accoglierne meglio i profumi e gli odori.

L'assaggio: questo step va diviso in due momenti: esame olfattivo-gustativo e esame tattile. Nel primo è necessario concentrarsi sull'aroma, sul gusto e sulla persistenza del miele, nel secondo sulla percezione della sua consistenza in bocca. Ogni miele è diverso dall'altro, per questo in alcuni casi si percepisce un aroma particolarmente deciso e in altri casi invece molto timido o una persistenza dichiarata per alcuni e una quasi inesistente percezione di durevolezza gustativa per altri. Vale lo stesso per la consistenza: nell'assaggio di alcuni mieli il nostro palato non accoglie nessun cristallo e si fa accarezzare dalla morbida sensazione di velluto, in altri casi capita di percepire, in bocca, una più o meno lieve compagnia di grani zuccherini. Col tempo, un palato esperto riesce a riconoscere anche la diversa tipologia di cristalli che possono essere omogenei o meno, tondi o no, di grandi, medie e piccole dimensioni. È importante però, tra un cucchiaino e l'altro, fare una piccola pausa, bere un bicchiere d'acqua oppure, mangiare uno spicchio di mela.

Polline

E' l'unico apporto proteico per l'intero alveare. Proteine, lipidi, amminoacidi, steroli, vitamine e minerali sono gli ingredienti contenuti in questo alimento e sono, tutti insieme, il segreto necessario al corretto sviluppo dei diversi organismi che compongono una famiglia di api. 

Per raccogliere il polline dalle diverse varietà di piante, le api adottano tecniche differenti in base alla specie da bottinare, in alcuni casi esse ne mordono i contenitori, le antere dei fiori, in altri casi invece se ne ricoprono il corpo sfiorando le infiorescenze che ne sono ricche. Una volta poi raggiunto l'obiettivo, le api specializzate alla raccolta di questo alimento, creano delle riserve che ripongono sul terzo paio di zampe. Si tratta di vere e proprie pallottole di granuli pollinici uniti tra loro grazie ad una goccia di nettare che le api sistemano, per il trasporto in alveare, sulle apposite cestelle presenti su queste zampe.

Dal fiore all'alveare, dal fiore alla tavola

Una volta arrivate in arnia, le api specializzate nella raccolta del polline, si liberano della pallottola di granuli pollinici che trasportano sulle cestelle grazie a una spina presente nella seconda zampa. Le giovani api in attesa di questo bottino poi, si preoccupano di inserirlo con cura nelle apposite celle.

Il polline è quindi un prodotto quasi totalmente vegetale, le api lo arricchiscono solo con l'inclusione di nettare.

Diversi studi rivelano che questo alimento sia non solo un buon ricostituente, ma anche un ottimo nemico dei disturbi cardiovascolari, un efficace guardiano per la protezione del fegato e un buon agente antivirale e antibatterico.

Pappa reale

La pappa reale deriva dalla secrezione di un insieme di elementi da parte di alcune ghiandole delle api nutrici - ovvero quelle che hanno dai 5 ai 15 giorni di età. All'interno dell'alveare, tutte le larve, per i primi tre giorni, consumano questo alimento che è l'unico che l'ape regina conosca. Essa infatti viene esclusivamente nutrita con questo preziosissimo prodotto. E' proprio la pappa reale che determina la trasformazione di una larva in ape regina, stimolando lo sviluppo dell’apparato riproduttivo, determinandone la maggiore dimensione e favorendo il prolungarsi della sua vita fino a circa 3-5 anni, contro i circa 45 giorni di un’ape comune.

La pappa reale può essere descritta come un'emulsione biancastra, gelatinosa nella consistenza e molto acida al gusto. La sua composizione vede come protagonisti diversi elementi quali acqua, composti azotati, glucidi, lipidi, sali minerali e altre sostanze quali ad esempio enzimi o vitamine.

Nell' apicoltura italiana le tecniche di produzione e raccolta della pappa reale non sono semplici, richiedono dedizione e impegno a fronte di produzioni quantitativamente molto limitate; ciò determina anche il suo costo molto alto. 

La sua azione gratifica l'attività neuro-psichica, il metabolismo, l'elasticità della pelle, garantisce il supporto contro alcuni stati morbosi quali ad esempio le coronaropatie o miocardiopatie, anemie e astenie.

La pappa reale viene usata per integrare l’alimentazione ed essendo estremamente nutriente è tradizionalmente utilizzata dagli sportivi per dare una considerevole carica energetica, per dare sostegno ad individui di ogni età, specialmente nei cambi di stagione.

Propoli

Si tratta di una sostanza resinosa prodotta dalle piante, la cui composizine varia a seconda della stagione, della specie che la produce e dalle condizini climatiche. Le api bottinatrici la raccolgono e la mescolano a polline ed enzimi specifici fino a formare delle sfere che poi trasportano all'alveare. Una volta a casa, le altre api le aiutano a liberarsi di questo carico molto viscoso e appiccicoso. Grazie all'utilizzo della propoli, le api riescono a costruire delle vere e proprie barriere difensive all'entrata dell'arnia, a fronteggiare l'emergenza fori tappandone l'apertura, a collegare le diverse parti dell'alveare e a sterilizzarne l'interno. Inoltre, proprio con questo materiale, esse riescono ad arrestare il processo di putrefazione di eventuali intrusi di grandi dimensioni all'interno dell'alveare.

Oggi, l'utilizzo di questo prodotto è in aumento. Sottoforma di tintura, pomata o unguento viene consigliata per curare o prevenire disturbi della pelle o intestinali, disciolta in alcool viene distribuita per l'azione antibatterica e antivirale. Tra i più di 200 elementi che la costituiscono infatti ci sono anche i flavonoidi, ai quali vengono attribuite la maggior parte delle proprietà di questo prodotto quali ad esempio l'attività antimicotica e antivirale o anestetizzante e l'azione vasoprotettiva.

La propoli offerta dalle api si può estrarre in due modi differenti: al naturale e quindi raschiandola dall'alveare e dalle parti interne della sua struttura, oppure su dei sostegni di appoggio appositamente creati dall'apicoltore che stimola le api a raccoglierla e a depositarla su di essi.

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